Padova
Mostra, Pittorica/Fotografica
“Ezzelino III da Romano”
L’Associazione Palio dei 10 Comuni del Montagnanese, da quasi mezzo secolo organizza nel Vallo della Rocca degli Alberi a Montagnana (Padova), la manifestazione del Palio dei 10 Comuni. I vincitori delle tenzoni della manifestazione storica per eccellenza della Provincia di Padova, oltre a ricevere i “classici” premi della sfida costituiti dal Mantello Rosso Scarlato, il Gallo e il Melone, vengono premiati anche con opere di noti artisti di fama nazionale ed internazionali. Si tratta di una vera peculiarità dello spettacolo medioevale di Montagnana. Infatti non vi è nessun’altra manifestazione storica nella quale contemporaneamente, ad ogni edizione, vengono assegnati tre opere artistiche. Se poi a questa caratteristica aggiungiamo anche il fatto che gli artisti che realizzano le opere d’arte destinate alle tenzoni sono tra i più in voga tra le gallerie d’arte Nazionali e che di anno in anno donano la loro creazione, si capisce qual è il vero valore artistico, umano e storico del Palio. Queste opere, da circa mezzo secolo, sono state e continuano ancora oggi restare di proprietà dell’Associazione Palio, opere le quali con il passare degli anni hanno di fatto costituito la Pinacoteca del Palio.
Per la cronaca, fino al 2023, ossia dalla nascita dell’idea del Museo Diffuso del Palio dei 10 Comuni, questa ricchezza costituita dalla Pinacoteca del Palio dei 10 Comuni, non è mai però stata valorizzata come meriterebbe. Nel 2024, il CDA dell’Associazione Palio dei 10 Comuni ha approvato il progetto di creare la Pinacoteca del Palio dei 10 Comuni, che per la cronaca, attualmente vanta oltre 90 quadri varie dimensioni, e di diffondere tale ricchezza con l’iniziativa “Palio in Tour”, per un viaggio da ripete di anno in anno in luoghi e sedi ricche di storia, bellezza e cultura.
Il progetto “Palio in Tour”, che appositamente ho ideato e curato e che vede in prima linea il lavoro del Presidente dell’Associazione Palio, Stefano Gastaldo, della Vice Presidente Morena Guariento e di tutto il CDA dell’Associazione Palio dei 10 Comuni, ha lo scopo primario di far conoscere la ricca Pinacoteca del “Palio dei 10 Comuni”, attraverso la fruizione pubblica delle opere d’arte in possesso all’Associazione, per una testimonianza più unica che rara di bellezza artistica. Le tappe del Primo Tour di “Palio in Tour 2024” sono state ad Este (Pd), San Giovanni in Croce (Cr), a Villa Medici del Vascello, residenza di Cecilia Gallerani, la Dama con l’Ermellino di Leonardo da Vinci e a Romano d’Ezzelino (VI).
Tutti gli appuntamenti di Palio in Tour 2024, hanno riscosso curiosità, successo ed interesse, ingredienti che mi ha spinto ha rielaborare anche per il 2025 un nuovo Tour tra Città, Borghi e Castelli. Si è partiti nel marzo scorso da Soncino (Cr). La scelta di Soncino è stata per certi versi scontata. Infatti la figura di Ezzelino III da Romano, il condottiero audace astuto e valoroso oltre ad essere il motivo della nascita del Palio Montagnanese, proprio a Soncino nel 1259 è morto a seguito della cattura avvenuta a Cassano d’Adda dopo la sua ultima battaglia. Si è poi rientrati in Veneto lo scorso mese di giugno per far tappa a Monteforte d’Alpone ed ora si presenta in “casa” a Padova, nel salotto buono della città in Piazza Cavour. Per la tappa padovana di Palio in Tour 2025 sono state scelte opere particolari nel loro genere e realizzate da artisti che hanno segnato la storia recente dell’arte contemporanea come Delmo Veronese, Piero Annigoni, Vico Calabro e tanti altri. Tra le novità di quest’anno di Palio in Tour vi è che quest’anno la rassegna è inserita all’interno del contenitore di MontagnanaFestival 2025, il cui tema è proprio “Ezzelino”. Da Montagnana, ma anche dalla Città di Giotto, del Mantegna di Donatello del Patrimonio Unesco qual è Padova, solitamente dopo uno doverosa visita si riparte con il cuore –gonfio- di emozioni, ma anche solitamente si ritorna per riassaporare emozioni legate al vivere l’arte, del borgo di Montagnana e dell’intera città di Padova. A questo punto non resta che visitare questa mostra che sicuramente non vi darà delle risposte certe ma vi porrà nuove interessanti domande il tutto per meglio apprezzare l’arte, la storia e la gente del territorio uniti in questo caso da Ezzelino III da Romano.
Il curatore
Andrea Malaman
ANTONELLO VIOLA. L’oro della laguna
A cura di Elisabetta Barisoni
Un arcipelago intimo e personale prende forma nelle sale Dom Pérignon di Ca’ Pesaro, tra astrazione lirica, indagine pittorica e tensione spirituale.
Nelle opere di Antonello Viola il segno dorato di una Venezia mutevole, stratificata e in costante trasformazione.
Nella personale veneziana di Antonello Viola le opere su vetro ispirate a terre insulari e all’intera laguna veneziana – come arcipelago diffuso – compongono una geografia astratta e interiore. Il progetto espositivo, pensato appositamente per le sale al secondo piano del museo, vede allestita una speciale selezione di dipinti ad olio su vetro e su carta giapponese realizzati dall’artista negli ultimi quattro anni, molti dei quali esposti al pubblico per la prima volta.
Nel confronto con la città di Venezia, Viola accoglie e continua il vibrante rapporto tra luce, cielo e acqua che caratterizza questa città. L’andirivieni di fluidi scandisce inevitabilmente il tempo e la vita. Proprio questo fluire è ciò che l’artista ha cercato nelle sue opere per Ca’ Pesaro: in ogni vetro la pittura assume una dimensione tridimensionale, grazie a lastre disposte su più livelli e dipinte su entrambi i lati. Una superficie fragile e trasparente su cui il tempo si deposita in forma di velature, cancellature e stratificazioni, riflettendo i mutamenti della luce sull’acqua e suggerendo paesaggi mobili, dai confini incerti.
Accanto ai lavori su vetro, la mostra presenta opere su carta giapponese, nate anch’esse da una pratica lenta e meditativa. Antonello Viola lavora per sovrapposizione e sottrazione, costruendo per strati e poi riducendo all’essenziale. Ne scaturisce una pittura che non descrive, ma suggerisce; che non rappresenta, ma evoca. Le superfici diventano luoghi sospesi e silenziosi, capaci di trattenere e restituire luce, tempo e memoria. Una pratica non oggettiva e spirituale; più che di astrazione, si dovrebbe parlare di “non oggettività”, chiamando in causa Malevič e la sua “trasfigurazione nello zero della forma”. Pigmenti, foglia d’oro, trasparenze e cancellature si intrecciano come tracce in trasformazione, generando immagini interiori, mutevoli, aperte all’interpretazione.
Le tonalità di carne e di terre che emergono in queste carte evocano incarnati e fondamenta, intese non come luoghi di separazione, ma come materia di transito e permeazione tra il fluido marino e il corpo della città. Le fondamenta – elemento architettonico e urbanistico che argina e ridefinisce la dimensione liquida di Venezia – sono richiamate da linee essenziali che affiorano e si immergono tra le velature pittoriche, come strutture sommerse trattenute dalla memoria del colore.
Tra le incursioni nella mostra veneziana, Viola riprende il dialogo con la pittura simbolista di Giulio Aristide Sartorio (Roma, 1860–1932) già avviato in occasione della mostra alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. A Ca’ Pesaro il confronto è con le sale adiacenti che accolgono il ciclo monumentale de Il poema della vita umana.
Benché distanti per epoca e linguaggio, in questo grado di separazione Viola e Sartorio condividono una visione dell’arte come esperienza spirituale, contemplativa e la pittura come uno strumento che guarda oltre il visibile, trasformando la materia in veicolo di trascendenza.
Così la mostra L’oro della laguna è al tempo stesso un omaggio alla città e una riflessione sul tempo, sulla pittura e sulla spiritualità. Come le fondamenta veneziane, anche l’opera di Viola è continuamente ridefinita dalla marea della percezione. Influenzato dall’astrattismo costruttivista e allievo di Enzo Brunori, Viola ha fatto della stratificazione e della sottrazione il proprio metodo distintivo.
L’oro della laguna si configura così come un ritratto intimo della città: poroso, stratificato, luminoso, in perenne trasformazione. Un arcipelago immaginario prende forma nei riflessi di Venezia, tra terre affioranti e profondità sommerse, tra isole della laguna e non, tra luce e memoria, tra storia e visione.
La mostra è realizzata con il supporto e la collaborazione di Galleria Alessandro Casciaro, Bolzano – Venezia.